giovedì 29 ottobre 2015

La favola della Perla

C'era una volta una conchiglia...
Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini, fino a quando... una tempesta giunse a lei, sconvolgendole la vita.
La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante, si fermò.
Stava cercando di capire dov’era finita quando, improvvisa, una fitta allucinante la trapassò.

Che stava succedendo ancora? Ah..ecco!
Attraverso le valve, nello stravolgimento di prima, era riuscito ad intrufolarsi un sassolino che, pur piccolo, aveva contorni spigolosi ed appuntiti. Sulla carne viva faceva proprio male...
La conchiglia provò a muoversi ed a "sputarlo" fuori, ma senza risultato. Tentò e ritentò anche nei giorni seguenti. Il dolore non passava.
Pianse, e pian piano le sue lacrime ricoprirono il sassolino. Strano, il dolore iniziava ad attenuarsi. Cercò ancora di eliminarlo, ma ormai faceva parte di lei.
Tra le maglie della rete, assieme ai pesci, un pescatore vide una conchiglia. La aprì e, meraviglia, si trovò tra le mani ruvide e callose una perla bellissima, rilucente.
La girò e rigirò: perfetta!
I pescatori sanno che ogni perla ha una storia da raccontare e...l’accostò all’orecchio.
Ascoltando, ripensò alla sua vita.
Quante tempeste aveva attraversato, quante solitudini, quanto dolore e rabbia e ribellione...
Quante lacrime si erano mescolate alle gocce del mare! Ma proprio quelle lacrime erano riuscite a compiere il miracolo anche dentro di lui. Una perla frutto del dolore, della rinuncia, della pazienza, di quel "sassolino" che ti entra dentro e non riesci più a buttar fuori; una perla capace di donare luce a chi si avvicina...
Il pescatore guardò quel miracolo racchiuso nella mano, guardò la sua luce, alzò il viso al cielo terso, e limpido sorrise!
(Luciano Peterpan)

lunedì 26 ottobre 2015

Due personaggi importanti


Julius Weisbach
Henry Darcy



















L'equazione di Darcy-Weisbach è un'equazione importante usata in idraulica che permette il calcolo della perdita di carico (altrimenti detta caduta di pressione) in un tubo.
In tale equazione compare esplicitamente il coefficinte globale di attrito del condotto (del quale si vuole misurare la perdita di carico) che dimostra lo stretto collegamento tra le ricerche dei due ingegneri e l'argomento centrale del blog.

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Nuova sfoglia FINI Modena





Nuova sfoglia FINI Modena

sabato 24 ottobre 2015

Aulo Cornelio Celso




Il De Medicina di Celso (I secolo d.C.) è considerato il primo trattato completo di medicina in latino. Dopo un proemio sulla mitologia e la storia della medicina romana, Celso tratta in otto libri di diverse aree di interesse, dividendo la scienza medica in tre filoni principali: dietetica, farmacologia e chirurgia. Espone le sue conoscenze di semeiotica e igiene (libri I), dietetica (libro II), medicina interna (libro III e IV), farmacologia (libro V e VI) e chirurgia (libro VII e VIII). Nel testo compaiono numerosi esempi di sintomi, terapie e casi clinici.

Estratto del libro (VI 6, 26-28) ci rappresenta il medico impegnato a scarificare con uno specillo, proprio le alterazioni causate dalle granulazioni tracomatose (la ‘rugosità, ruvidezza’ della superficie palpebrale): 
"Atque alia quoque utilia sunt, quae ad extenuandam aspritudinem fiunt, de qua protinus dicam (…). In hoc genere ualetudinis quidam crassas durasque palpebras et ficulneo folio et asperato specillo et interdum scalpello eradunt."

La bocciardatura

 
 

La bocciardatura è una lavorazione superficiale di elementi lapidei da lasciare a vista, che crea una superficie leggermente corrugata, conferendo un aspetto simile al materiale naturale.
Vengono bocciardati anche alcuni gradini in marmo per evitare di scivolare.

Rougher place of world


Questo è uno dei luoghi che secondo me, a prima vista, esprime molto bene il concetto della ruvidezza.

Poesia..

Ruvido
 
Tutto è ruvido intorno a noi, proprio
tutto, almeno tutto ciò che esiste
o sembra esistere è ruvido, almeno
tutto ciò che può consistere è ruvido,
tutte le superfici su cui piovono
i riflessi delle cose e si diffondono
e toccano gli oggetti sono ruvide, tutti
gli oggetti sovraesposti per un balzo
dei riflessi, traditi dentro a un balzo
dei riflessi, sono ruvidi,
tutti i corpi sono ruvidi, ruvidi
naturalmente,
anche il tuo corpo nudo così di fronte
al mio non è liscio è ruvido,
il migliore dei ruvidi possibili
per me, persino questa carta se riesce
finché riesce a trattenere un po’
d’inchiostro per un po’, per rispedirlo
chissà dove dopo un po’, non è liscia,
è ruvida, perché tutto ciò che è liscio,
scivola via e non lascia traccia,
e non esiste, e non consiste.

Lella De Marchi
La spugna, Raffaelli, 2010